10 marzo 2016

Guerrieri di vinile

A guardarli bene i miei dischi sembrano tanti guerrieri sull'attenti, pronti a lanciarsi sul campo di battaglia con il potenziale sonoro di cui dispongono. Si, cavalieri nelle loro lucenti armature che invece resteranno immobili sugli scaffali, come silenziosi testimoni di antiche, indimenticabili avventure, perché lo sanno che manca il mezzo di trasporto, che il piatto non ce l'ho più. Poi diciamocelo francamente, sono stati sostituiti da professionisti pratici e veloci che proseguono con successo le loro pacifiche avanzate, da specialisti tanto efficienti da risultare invisibili.

Trent'anni fa la musica mi pioveva addosso all'improvviso, così non dovevo fare altro che chiudere l'ombrello e lasciare che mi inzuppasse. Oppure andavo a cercarmela, girando per la città con l'autobus e pochi pezzi da mille in tasca. Prima di ascoltarla la musica me la immaginavo, e poi era un susseguirsi di prime volte che mi toglievano il respiro. Contemplando l'artwork di Nursery Cryme arrivai a pensare che i Genesis vivessero nell'Ottocento e che per qualche strana ragione le loro canzoni fossero giunte fino a noi. Così, come per magia. Trovai A Passion Play dei Jethro Tull in un negozio di Campo de' Fiori. Diluviava quel giorno, allora sulla strada di casa mi tolsi il giacchetto per avvolgerci quel prezioso tesoro. The Wall? Rientrai dalla scuola e mia madre mi disse ma dove vai con quella mattonella? Poi di quel muro si innamorò anche lei. Country Life dei Roxy Music lo nascosi in un cassetto per via delle donne nude in copertina, e restò lì fino a quando non lo trovò mia sorella. Passai un sacco di tempo a decidere se comprare The Songs Remains The Same o Exile On Main Street, perché i miei risparmi non bastavano per entrambi i doppi album. Alla fine la spuntarono i Rolling Stones. Ascoltai And Then There Were Three che era dicembre e quel disco sarebbe rimasto per sempre legato all'inverno, al particolare stato d'animo di quel momento. Sorrido ripensando a quando disertai la scuola per portare Tutu di Miles Davis a casa della mia ragazza di allora: lei su quella musica ci improvvisò uno spogliarello, tutto per me.

Chiuso in camera mia, con la finestra spalancata sul mondo, da ragazzino i miei guerrieri di vinile li sfiancavo a furia di ascolti. Senza badare troppo alla pulizia del suono, fino a rendere i fruscii parte integrante di un brano. Adesso la musica continuo ad amarla profondamente, ma i long play sono parte dell'arredamento e non mi diverto più come allora.

2 commenti:

  1. Condivido pienamente: non ci si diverte più come ci si divertiva con i vinili ... sarà banale dirlo, ma era tutta un'altra musica :)

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  2. Purtroppo è così... mettici pure che non ho più vent'anni! :)

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