27 novembre 2014

Storie di Thor

Nella primavera del 1990 mi resi conto che i super eroi della Marvel erano tornati a popolare le edicole italiane. Sembrerò esagerato, ma fu un momento bellissimo che ricordo ancora con grande emozione. Per me era finito tutto con la chiusura della Editoriale Corno, così reagii alla gradita sorpresa in modo molto prevedibile: riempiendo casa di fumetti. La Star Comics si era da poco assicurata gli eroi Marvel più popolari, personaggi del calibro di Fantastici Quattro, Uomo Ragno, Capitan America, Devil, X-Men e Hulk. Scelte prevedibili, dovendo operare una scelta, perché dopo anni di silenzio si era accumulata una montagna di materiale inedito. Quanto restava, ed era davvero tanto, se lo presero Play Press (in larga parte), Comic Art e Max Bunker Press. A me non interessava granché sapere chi pubblicava cosa, sebbene avessi un debole per gli albi spillati della Star, ma questa spartizione rese la tanto decantata continuity Marvel qualcosa di vago e nebuloso. Tra l'altro, la complessa epopea mutante cesellata da Chris Claremont non poté essere sincronizzata, in quanto la Star Comics aveva puntato esclusivamente sugli X-Men, mentre la Play Press deteneva i diritti di Nuovi Mutanti, X-Factor, Excalibur Wolverine. Presto mi ritrovai a fare i conti con qualche fastidioso sfasamento temporale, ma in fondo si trattava di dettagli. Oddio, proprio dettagli no, ma potevo passarci sopra e godermi il ritrovato universo di carta.

Compravo e leggevo praticamente tutto, ma il Silver Surfer della Play Press che non mi convinceva affatto. L'ex araldo di Galactus è sempre stato il mio eroe preferito, ma all'epoca avevo impresse nella mente le storie firmate da Stan Lee e John Buscema. Le nuove storie di Steve Englehart erano anche interessanti ma i disegni e i colori di Marshall Rogers li trovavo orrendi. Questione di gusti? Può darsi, ma non ci giurerei, se vi capita andate a dare un'occhiata. Ad ogni modo, prescindendo dal lavoro di Rogers ritenevo quel Silver Surfer poco meritevole di essere l'intestatario dell'albo, tanto più che il suo comprimario era il magnifico Thor di Walt Simonson. La differenza tra le due serie era a dir poco imbarazzante, essendo la saga orchestrata dal noto fumettista americano nettamente superiore. Decisamente contrariato pensai di scrivere alla redazione della casa editrice, ma non lo feci mai. Fortuna che ci pensarono altri appassionati più intraprendenti di me, invocando a gran voce una nuova testata dedicata al Dio del Tuono. La Edizioni Play Press aveva di bello che sapeva cogliere al volo gli umori dei lettori e poi amava battere il ferro finché era caldo, magari con un martello. Thor rimase in casa Surfer ancora qualche mese, poi all'inizio del 1991 debuttò nelle edicole da protagonista. Finalmente. Come ai tempi della Corno, quando lui era mitico e io bambino. Inutile dire quanto apprezzai il nuovo albo, ma il ciclo di avventure firmate da Simonson non durò a lungo e The Mighty Thor perse velocemente fascino, almeno ai miei occhi. Però continuai a comprarlo fino all'ultimo numero. Non lo avrei tradito per nulla al mondo, fedele, come sempre, ai miei sogni.

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