6 aprile 2018

Il giorno dopo

Tornai a casa che era notte fonda. Non seppi fare altro che sprofondare sul divano, troppo stanco per coprire la distanza che mi separava dalla camera da letto. Accesi il televisore e pescai un canale che trasmetteva video musicali. Crollai nel giro di qualche istante, con il telecomando in mano. Troppa birra in corpo, probabilmente. Mi svegliai un paio d'ore dopo con una strana, inquietante sensazione addosso. Faceva freddo, quella notte, forse avevo la febbre. Che strano, posai gli occhi sullo schermo mentre il video di Heart-Shaped Box sfumava, e allora realizzai che Kurt Cobain mi stava effettivamente fissando. Si, intendo proprio quel primo piano prolungato al termine della canzone. Il giorno seguente qualcuno mi disse "hai visto, è morto quello dei Nirvana".

Ci rimasi malissimo. Stupidamente, attribuii a quel primo piano il valore di un saluto. Perché avrebbe dovuto salutare me, poi, non è dato saperlo. Non seppi fare altro che infilare In Utero nel lettore dei cd, con la ferma intenzione di ascoltarlo fino alla nausea e anche oltre. Invece gli preferii Nevermind, ma solo perché era più lontano dalla morte. La scomparsa di Kurt mi sembrò tremendamente insensata, anche se era stato lui a decidere come e quando andarsene. Che coglione, dai. Un vero peccato disperdere il proprio talento, salutare per sempre una giovane figlia. A Kurt volevo un gran bene, ci tenevo a ricordarlo sul blog. In modo sconnesso. Il giorno dopo.

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