Ripenso alle fasce di Giove e agli anelli di Saturno con la divisione di Cassini. E poi a Marte, alla falce di Venere e a tante altre gemme lontanissime, non ultima M 31, la celebre galassia di Andromeda. Sono andato a caccia di nebulose, mi sono impegnato a separare un numero imprecisato di doppie strette e divertito a riconoscere le costellazioni sopra la mia testa. Me la sono presa con la luce riflessa del nostro satellite naturale e per una serata di seeing cattivo, ho detestato le nuvole e imprecato contro la pioggia.
Quando ero bambino aspettavo che facesse buio, poi con il rotolo della carta da cucina inquadravo una piccola porzione di cielo, immaginando di essere un astronomo. A volte i sogni si avverano e da grande mi regalai un telescopio. Quel giorno il cielo lo toccai con un dito, ma poi non fu facile stabilire un contatto con la volta stellata, che gelosa e spazientita sembrava volesse precludermi la visione dei propri, inestimabili tesori. Bilanciare e stazionare lo strumento, collimare il cercatore, scegliere l'oculare giusto a seconda dei casi, non sapevo da che parte cominciare. Testardo come sempre, studiando nei ritagli di tempo e muovendomi incerto nella notte imparai a padroneggiare quello strumento che tanto avevo desiderato. Senza l'aiuto di nessuno, mentre la città dormiva, fino a considerarmi un cittadino dell'universo. Forse per un po' lavorerò meno di fantasia, ma resto il sognatore di sempre e lo so, tornerò a riveder le stelle.
[2011]
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