11 marzo 2018

Nero su bianco

Nel corso della sua lunga carriera, Bob Dylan ha pubblicato un'infinità di dischi, facendo in modo che io, da sempre grande appassionato della sua arte, spendessi un mucchio di lire prima e di euro poi. Questo, naturalmente, prescindendo da quanto l'uomo di Duluth mi stesse vendendo: ho messo mano al portafoglio per un buon numero di splendidi album, ma anche per diverse ciofeche galattiche. Si, nel corso degli anni ho acquistato John Wesley Harding, Blood On The Tracks e Desire, ma anche Self Portrait e Down In The Groove, per citare le prime opere minori (chiamiamole così) che mi vengono in mente.

Questa pappardella introduttiva per dire che spendere sei euro per portarsi a casa The Nobel Lecture non equivale alla fine del mondo, nemmeno quando si è quasi certi che la spesa si rivelerà superflua. In effetti, i sei euro li ho spesi, però che barba questa lecture... D'accordo, Dylan doveva necessariamente realizzarla per poter usufruire del premio in denaro correlato al Nobel, ma tutte queste citazioni letterarie, da Moby Dick a l'Odissea passando per Niente di nuovo sul fronte occidentale, questo prenderla larga e impervia mi hanno annoiato nel giro di cinque minuti. Ho trovato esageratamente melodrammatico perfino il "momento aurorale" riconducibile a Buddy Holly, ed è tutto dire considerando quanto io ami il personaggio in questione e più in generale il rock 'n' roll.

Il punto è che durante la breve lettura avrei avuto bisogno di qualche parola chiarificatrice da parte dell'autore, di una risposta alla domanda ma stai parlando sul serio, Bob? In verità, avrei altre domande per la testa. Una lecture per il denaro derivante dal Nobel deve essere per forza seriosa e rilucente di citazioni colte? Deve necessariamente equivalere a uno sbrodolarsi addosso? Non lo so, forse esagero. Magari è un mio problema, perché con Chronicles, l'autobiografia di Dylan pubblicata nel 2004 era andata più o meno allo stesso modo, e ricordo di aver abbandonato il volume dopo un centinaio di pagine. A quanto pare, mi riesce difficile apprezzare le riflessioni di un artista che amo profondamente, quando me le trovo davanti nero su bianco senza l'indispensabile accompagnamento musicale, quando non sgomitano per farsi largo negli angusti spazi di una canzone.

   

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