29 giugno 2016

Riascolti: Stormwatch (1979)

Pubblicato nel 1979, Stormwatch concluse quella che inaugurata da Songs From The Wood (1977) e proseguita con Heavy Horses (1978), sarebbe passata alla storia del rock come trilogia folk dei Jethro Tull. Il disco segnò anche la fine di una delle incarnazioni della band più amate dagli appassionati, sicuramente la mia preferita di sempre. Per chi non fosse particolarmente addentro alle faccende di casa Tull, sto parlando della line-up comprensiva di Ian Anderson (voce, flauto e chitarra), Martin Barre (chitarra elettrica), John Evan (piano e tastiere), Barriemore Barlow (batteria), David Palmer (tastiere e arrangiamenti orchestrali) e del compianto John Glascock (basso).

La chitarra "hard", le spolverate di organo, il flauto arroventato del leader e la continua alternanza di momenti elettrici e acustici accomunano Stormwatch al ben più noto Aqualung. Siamo ovviamente distanti dal valore di quest'ultimo, ma l'invettiva ecologista di Anderson non è priva di forza e argomentazioni di rilievo.

Stormwatch è, in assoluto, uno dei dischi dei Jethro Tull che ho suonato di più, per mezzo di un piatto o di un lettore di cd. Ascoltandolo non riesco a prescindere da una certa meccanicità di fondo, eppure lo amo profondamente, perché se il gruppo dà l'impressione di andare avanti per inerzia le composizioni di Ian Anderson sono pur sempre di notevole livello, così come le soluzioni musicali di gran classe. Non avrebbe potuto essere altrimenti, considerando il valore e la creatività dei musicisti coinvolti nel progetto. Oggi come ieri la mia preferita del lotto resta Something's On The Move, una canzone tesa e nervosa che preannuncia l'arrivo di un freddo inverno per l'umanità.

La tragica scomparsa di Glascock, che per gravi motivi di salute suonò il suo strumento soltanto in tre brani dell'album (dei restanti si occupò lo stesso Anderson) accelerò la conclusione di un ciclo irripetibile: il gruppo si dissolse, lasciando per strada tre colonne del calibro di Barlow, Palmer ed Evan. Dopo sarebbero stati altri Jethro Tull.

Brani: North Sea Oil, Orion, Home, Dark Ages, Warm Sporran, Something's on the Move, Old Ghosts, Dun Ringill, Flying Dutchman, Elegy

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