19 settembre 2018

Un litro d'acqua


Quando mi sveglio in piena notte, accade con una certa frequenza, vado in cucina e bevo circa un litro d'acqua, poi torno a letto e accendo il televisore. Detesto fare zapping con tutto me stesso, quindi subisco con noncuranza quello che passa il convento, si tratti di una televendita, di Marzullo o di un film. Talvolta mi innamoro di una protagonista femminile che poi vorrei tenermi accanto per sempre, mescolando sapientemente, come solo io so fare, scene di grande cinema e sprazzi di quotidianità rancida. Non deve essere necessariamente bella. Notti fa è capitato con Angel Deverell, che bella lo era, ma si stava avviando a grandi passi verso un finale drammatico già scritto per lei. Ho avuto la pretesa di fermarla un attimo prima dei titoli di coda, ma dalla mia avevo solo parole impastate di sonno antico. Ti prego Angel, o Romola se preferisci, non andartene che i cancelli dell'alba sono ancora lontani. Forse ti amo e sono pronto a darti quanto ti è stato negato da Ozon. Niente. Meglio così, perché l'acqua non è vino e dal lunedì al sabato ho la sveglia alle 5. Vai Angel, vai incontro al tuo destino. Io vado a farmi dieci ore di lavoro e ci metto una pietra sopra, che di attrici e insonni è pieno il mondo.  

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